La sezione nasce nel 1982, da un'idea di un ferroviere, appassionato di birdwatching e di un medico naturalista. Il centro di recupero annesso alle strutture della sezione, fu istituito ufficialmente nel 1993 (delibera G.P. n°3360 del 28.12.93), nella sede di Località Val Baciglio fraz. S.Grato. A causa di atti di vandalismo, il centro fu spostato dove oggi sorge la sede della LIPU di Asti.
Dal 1997, grazie alla sensibilità della Provincia di Asti, sono state costruite, proprio dove oggi sorge l'attuale sede del centro, delle strutture apposite (voliere e recinti di riabilitazione), dove sistemare gli animali in degenza. L’obiettivo principale sarà successivamente liberare gli animale feriti, dopo le cure necessarie.
Il centro è radicato nel territorio, infatti si trova in località Case Doglioni nel comune di Tigliole d’Asti; piccolo centro di 1.700 anime circa , dove c’è un rapporto tra cittadini e soci LIPU del 10%. Oggi grazie alla pazienza e al lavoro dei volontari sorgono le strutture di degenza per gli animali selvatici in difficoltà.
Nell'ambito del centro si svolgono altre attività come:Educazione Ambientale,
Ricerche scientifiche,
Inanellamento a scopo scientifico,
Censimento degli anfibi,
Recupero fauna selvatica,
Creazione di aree di rispetto venatorio,
Riqualificazione ambientale,
Realizzazione nidi artificiali e mangiatoie,
Attività divulgative,
Visite guidate su percorsi naturalistici.
I terreni, di proprietà del sig Guido Giovara, concessi alla LIPU in regime di comodato d'uso gratuito per 10 anni rinnovabili, sono collocati tra complessi collinari di modesta elevazione altimetrica (150-200 metri slm), le cui pendici sino al primo dopoguerra erano in gran parte ricoperte da vigneti, progressivamente abbandonati a se stessi con il migrare delle giovani leve verso la città. Ultime vestigia di quei tempi restano filari di viti rinsecchiti tra gli alberi e piccoli casolari diroccati detti "ciabot", serviti da riparo ai contadini dell'epoca. Il patrimonio boschivo attuale è costituito in prevalenza dalla spinosa robinia (Robinia pseudo acacia) e dalla farnia (Quercus robur), con esemplari di roverella (Quercus pubescens), tiglio (Tilia cordata), acero campestre (Acer campestre), carpino nero (Ostrya carpinifolia), gelso (Morus alba), ciliegio selvatico (Prunus avium). Alcune di queste ultime specie sono da considerarsi facenti parte del bosco naturale che, secondo studi svolti in passato, doveva essere un querco-carpineto a vegetazione in prevalenza centroeuropea e formato da una cenosi mista di latifoglie a sottobosco mesofilo. Particolarmente interessanti sono inoltre gli esigui pini silvestri presenti.
Il sottobosco vede tra le specie dominanti il sanguinello (orpus sanguinea), il nocciolo (Corylus avellana), la fusaggine o berretta da prete (Euonymus europaenus), il caprifoglio (Lonicera sp.), il prugnolo (Prunus spinosa), il biancospino (Crataegus monogyna), il sambuco (Sambucus nigra), e la vitalba (Clematis vitalba), rampicante vigorosissimo formante vere e proprie cascate di liane.
Nell’area del CRFS sono inoltre presenti frutteti, pioppeti e prati stabili. All’interno dell’area è stato realizzato uno stagno artificiale con una superficie di circa 50 metri quadrati alimentato da acqua sorgiva prelevata nel fondo valle e pompata periodicamente affinché mantenga un livello di acqua costante, popolato in primavera da raganelle, rane e rospi che lo utilizzano per la deposizione delle uova. Questa fonte d’acqua, peraltro l’unica presente all’interno del CRFS, viene inoltre utilizzata da numerosi animali selvatici, soprattutto uccelli, per bere e per fare il bagno.
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